domenica 19 marzo 2017

Il collezionista di briciole



Pubblicato il romanzo Il collezionista di briciole, per Edizioni Scudo, scritto - con grande fatica - in circa sei anni.
Nelle pagine di Amazon e di Lulu dove sono in vendita l'edizione digitale e cartacea, si può leggere una breve sinossi.
Grazie a Giorgio Sangiorgi e a Luca Oleastri, editori ed illustratori.
E grazie a chi si cimenterà nella lettura.






giovedì 10 marzo 2016

Famiglie da Nobel


Non avendo ancora la macchina del tempo, in questo Paese all'incontrario, dove sono i portatori (mal)sani di paura a guidare la società verso il futuro - un futuro in effetti rovesciato - se qualcuno vuole vederlo, il futuro, deve girarsi verso le famiglie arcobaleno.

Sono famiglie da Nobel per la pace, come suggerisce in maniera suggestiva anche la stessa denominazione: arcobaleno (che non riguarda solo l'omonima associazione, ma tutte le famiglie omogenitoriali), i cui colori richiamano immediatamente la pace.

Lo meritano perché accettano così spesso di sdraiarsi sul vetrino del microscopio ed esporsi ai raggi x, per fornire a dubbiosi e increduli (coi razzisti è inutile) la prova scientifica che anche quella è una forma di famiglia con piena dignità. Perché mettono la loro faccia allo scoperto, genitori e figli, rinunciando volontariamente a una parte importante della loro intimità familiare, e per questo si prendono anche insulti e talvolta minacce. Non bastassero le difficoltà quotidiane in un Paese arretrato e reazionario come pochi, in occidente.


Perché loro, pionieri della civiltà, la rivoluzione la stanno facendo in prima persona, quotidianamente, con la loro intera vita. Perché se, anzi, quando si arriverà a quello scatto di civiltà tanto atteso, a capire che «è l'amore che crea una famiglia» non è solo uno slogan, in massima parte sarà stato merito loro.

Già pubblicato qui.


venerdì 26 febbraio 2016

Unioni civili: è solo il primo passo


Il percorso tortuoso e accidentato del ddl Cirinnà sulle unioni civili, concluso col voto di fiducia al Senato (ora tocca alla Camera, dove i numeri per il governo sono rassicuranti), alla fine ha prodotto un mostro. Promesso solennemente a suo tempo da Matteo Renzi, quando (molto dopo la promessa) è finalmente arrivato all'esame dell'aula è stato prima colpito dal Movimento 5 stelle, che ha rifiutato in extremis di votare il famigerato canguro, che nelle intenzioni dei estensori del ddl doveva servire a annullare una lunga serie di emendamenti utili solo al sabotaggio dei lavori parlamentari ("emerdamenti", li ha definiti Luciana Littizzetto, azzeccandoci). E poi dal presidente del Senato Pietro Grasso, che ha ritenuto, con un buon ritardo pure lui, di dichiarare il canguro inammissibile.

Aperto il varco, è toccato prima a Renzi sacrificare la stepchild adoption alla coesione della sua maggioranza di governo, quindi ad Alfano, il cavallo di troia del familismo fanatico degli Adinolfi & c., continuare a picconare e svuotare un testo che valeva già poco in partenza. Trasformando l'iter di approvazione del ddl in una mezza vittoria per la parte peggiore del Parlamento, e del Paese che l'ha voluto, quel Parlamento.

Il ministro dell'interno ha ottenuto - oltre allo stralcio dell'adozione del figliastro - anche l'eliminazione di uno dei riferimenti che equiparano il nuovo istituto al matrimonio vero e proprio, ovvero l'obbligo alla fedeltà. Il ddl è stato salvato, invece, da ulteriori clausole che avrebbero limitato l'azione dei giudici in caso di ricorsi sulle adozioni: «Non sarà proibito ai magistrati di continuare a tutelare la continuità affettiva dei bambini», ha dichiarato Monica Cirinnà. La stessa Cirinnà è tra i firmatari di un disegno di legge per cancellare dal codice civile il riferimento all'obbligo di fedeltà anche nel matrimonio, già presentato in Senato.

Le proteste che sono seguite, le iniziative di progressisti e reazionari, i commenti di queste ore, tutto questo è riferito alle coppie gay, perché delle coppie di fatto eterosessuali non è mai fregato niente a nessuno.

Il risultato

Questa leggina beffarda - vista in punto di Diritto - è persino peggio della situazione normativa precedente, nella quale non c'era nulla di nulla, perché arriva al paradosso di sancire e ufficializzare la discriminazione: cittadini eterosessuali e cittadini omosessuali ora sono legalmente diversi, e la discriminazione verso i secondi adesso èufficiale. La legge Cirinnà è un vero e proprio certificato di discriminazione. È un dettaglio non trascurabile, anche perché presenta profili di incostituzionalità evidenti, ed è quindi vulnerabile ed esposta a ricorsi che la possono mettere a rischio di essere smontata a colpi di sentenze, come già accaduto per la legge 40 sulla procreazione assistita.

Dunque, il Senato ha votato la fiducia al Governo su una versioneeconomy del ddl Cirinnà, già concepito come contentino, minimo sindacale per zittire l'Europa e consentire al governo di attaccarsi al petto la medaglia (fasulla) del riformismo; ma poi partorito monco, anche al di sotto di quel minimo. Un mostriciattolo giuridico venuto alla luce nel consueto, grottesco e surreale clima politico italiota, tra il papa che dichiara di non immischiarsi (in effetti, lo ha fatto per interposta Conferenza episcopale), gli estremisti familisti come Alfano («Abbiamo impedito una rivoluzione contro-natura e antropologica»), Adinolfi e i loro degni compari che cantano vittoria, il partito di maggioranza relativa che al di là dei proclami ritiene i diritti civili non prioritari e comunque sacrificabili, i grillini che si suicidano cadendo regolarmente in ogni tipo di trappola. E la stessa prima firmataria del ddl, Monica Cirinnà, che prima si appassiona ma poi ingoia il rospo senza battere ciglio.

Detto questo, è il caso di parlarsi chiaro: questa legge non è il punto di arrivo, ma solo una tappa, la prima, lungo la strada verso la piena parità di diritti e opportunità di tutti i cittadini.

Il punto d'arrivo è quello in cui non ci saranno più categorie di persone costrette a elemosinare diritti civili e libertà individuali - che sono dovuti - a un gruppo (minoritario, per di più) di cattolicisti esaltati e arroganti, come se questi fossero padroni di tutto e di tutti. Una situazione che, raccontata un giorno, risulterà difficile da capire, e sarà plausibile solo come letteratura, come in un racconto grottesco di Orwell. Il punto d'arrivo non può che essere il matrimonio egualitario: non c'è civiltà, non c'è nemmeno democrazia finché tutti i cittadini non saranno uguali di fronte alla legge. È solo questione di tempo, e di vedere quale sarà il percorso da qui fino a quel punto, quali saranno le prossime tappe.

Che fare, adesso?

Già da prima del voto del Senato ci si era divisi su una domanda marzulliana: è meglio poco che niente, o è meglio niente che poco? Difficile rispondere, siamo per ora di fronte a un paradosso come quello del gatto di Schrödinger: solo più avanti, a "scatola aperta" e a conti fatti, sapremo se il gatto è vivo o morto, cioè se questa leggina avrà fatto più danni di quanto sia stata l'inizio di un percorso virtuoso. Al momento si può solo prendere atto che questo Parlamento - quello del «Pur essendo arrivati primi non abbiamo vinto», di Pierluigi Bersani - non poteva produrre niente di più.

Dato per scontato che la battaglia per i diritti e le libertà deve continuare e continuerà fino all'obiettivo finale (prossimo appuntamento il 5 marzo, a Roma, per una manifestazione indetta dalle associazioni lgbt), al momento non c'è molto altro da fare che essere realisti e pragmatici: anche se il legislatore è stato obbligato a legiferare da una sentenza - una delle tante contro l'Italia - della Corte europea dei diritti dell'uomo, questa legge, nella sua somma imperfezione, è in ogni caso una notevole discontinuità storica, nell'italica palude reazionaria e bigotta.

A guardare il bicchiere mezzo pieno (non costa niente), è comunque un'occasione: la legge appena votata - finché resterà vigente così com'è stata varata - darà dimostrazione pratica e palese che la minacciata conseguenza di una disgregazione della famiglia tradizionale e della società intera, se i gay avranno dei diritti, è una balla colossale, una scusa ridicola. Perché non ci deve interessare far cambiare idea ai razzisti - non è possibile - quanto agli indecisi e ai dubbiosi: anche chi si sarà lasciato conquistare in buona fede dal terrorismo semantico dei reazionar-cattolicisti italiani, potrà vedere coi propri occhi che nulla di quanto paventato accadrà. È un'occasione storica, mai avuta prima, e dovrà essere sfruttata bene. Ché l'omofobia, e una certa cultura reazionaria, antiscientifica e antistorica, sono molto più diffuse nella nostra società di quanto qualsiasi ridicolo family day o esibizione di forza dei reazionari rinchiusi nel Palazzo possano mostrare. Dunque, "uniamoci civilmente", e continuiamo a crescere bambini sani, come sappiamo fare, mostriamo loro coi fatti che il mondo non finirà per questo. Così, quando si riaprirà la partita e si parlerà finalmente di matrimonio egualitario, avremo un precedente, avremo fatti concreti e inconfutabili da esibire per sbugiardare i razzisti.


E le adozioni? C'è una bella fetta di Parlamento alla quale il benessere dei bambini interessa fino a un certo punto; i figli delle famiglie arcobaleno, in particolare, con questa leggina vengono abbandonati alle decisioni dei giudici, che come fanno già oggi valuteranno caso per caso. Il governo, per bocca del senatore Pd Andrea Marcucci (quello del super canguro impallinato pochi giorni fa), ha dichiarato di voler intervenire con un ddl a parte: «Una legge piena sulle unioni civili con diritti veri alle coppie gay. Continueremo la battaglia sulle adozioni, non solo quelle speciali», ha twittato. Il capogruppo Pd al Senato, Luigi Zanda, ha poi confermato. Secondo Manuela Perrone de il Sole 24 ore il ddl sarebbe già pronto, e darebbe «La possibilità di adottare anche per le coppie dello stesso sesso (non solo con la stepchild ma con l'adozione piena e legittimante), per i conviventi stabili e per i single». Resta da capire in quale legislatura verrebbe affrontato un simile ddl, perché in questa appare poco verosimile.

Una domanda


Concluso, per il momento, il travagliato e a tratti surreale iter parlamentare della legge, resta una domanda inevasa, di ordine storico-esistenziale: chi risarcirà tutte quelle persone omosessuali che hanno sprecato e stanno sprecando la loro vita nell'attesa di un riconoscimento pieno, che sono state sovraccaricate di sensi di colpa e private della felicità cui avrebbero avuto e hanno diritto? Sono persone - molti di noi ne conosceranno almeno una - che anche ora, con questo straccio di leggina beffarda, sono troppo avanti con gli anni per farsi la famiglia che avrebbero voluto. Generazioni di innocenti sacrificate sull'altare della fobia di quattro razzisti, aizzati - come sempre - dalla religione, grandiosa fabbrica di odio e discriminazione, fornitrice globale numero uno di alibi e pretesti per fanatici d'ogni genere. Chi li risarcirà per le umiliazioni cui sono stati, sono e saranno sottoposti ogni volta che un reazionario bigotto e razzista ha aperto, apre e aprirà la bocca, bollandoli come feccia del genere umano e accusandoli delle peggiori nefandezze, sproloquiando di un presunto "ordine naturale", di incesti e compravendita di bambini? Se la storia fosse giusta, darebbe a queste persone l'opportunità di una gigantesca class action contro le religioni, imporrebbe a pontefici e capi religiosi di inginocchiarsi a chieder loro scusa. Come peraltro ha già fatto il signor papa con gli ebrei. Succederà, prima o poi.

giovedì 18 febbraio 2016

Narcisismo a Cinque Stelle



Quella che è andata in scena ieri al Senato è l'ennesima esibizione di irresponsabilità della classe politica che gli elettori hanno mandato in Parlamento. Il disegno di legge Cirinnà non è, in fondo, che il minimo sindacale in un Paese che è - e potrebbe restare a lungo - il più retrogrado e reazionario dell'intero Occidente. Eppure, anche il minimo sindacale è stato sacrificato sull'altare della tattica, della strategia, della lotta para-ideologica tra i partiti. O meglio: tra i partiti e un Movimento.

Perché se tutti sappiamo - e lo sappiamo - cos'è il Partito democratico, dal Movimento 5 stelle, protagonista in negativo ieri, qualcuno si aspettava davvero la discontinuità promessa con tanto clamore poco più di due anni fa, dopo il risultato eclatante alle politiche. Ovvero il pragmatismo, la vicinanza alle istanze dei cittadini, senza vizi ideologici o contrapposizioni inutili. Una lunga serie di incongruenze, ipocrisie e deliri ideologici ha invece portato i grillini ad affossare, almeno per il momento (rifiutandosi di votare il "canguro" del Pd), una legge che poteva essere portata a casa con relativa facilità. Ora tutto è stato rinviato di una settimana, con l'esito non improbabile che la parte che riguarda l'adozione del figliastro venga stralciata dal ddl.

Prima questione: la cosiddetta libertà di coscienza. Il M5s ha sempre sostenuto di volere il vincolo di mandato per i parlamentari e di fatto lo ha già imposto ai suoi, tenendo sotto costante minaccia di espulsione, dopo pubblico processo, chiunque non si allinei al verbo dei padroni fondatori Grillo e Casaleggio. È sempre stato così, e lo dimostra la lunga lista di espulsi che in Parlamento oramai costituiscono di fatto un nuovo partito, con un discreto peso. Dall'altra parte c'è l'ordalia della votazione online, che vuol dire che le strategie del Movimento vengono decise - ma non sempre: solo quando c'è tempo o lo decidono i padroni - coi click di un ristrettissimo numero di "elettori certificati", che poi sono fan del Movimento non si sa se e quanto informati. Peccato che il vincolo di mandato vada loro bene solo finché fa comodo far finta di non averlo mai detto, perché quando è politicamente più remunerativo barattare i diritti delle persone per un piatto di lenticchie cattoliciste, allora non ci si spaventa a mostrare anche le proprie divisioni interne. Il M5s, peraltro, è un movimento che non ha un programma o anche un vago indirizzo politico cui vincolare un mandato, anche volendo.

Seconda questione: l'odio fine a se stesso. Quello che ha portato allo psicodramma di questi giorni, col Movimento contestato all'uscita dal Senato, è stata una scelta tattica volta unicamente a mostrare le contraddizioni interne al Pd, come se queste contraddizioni non fossero già conosciute a tutti. L'ossessione del Movimento contro il Pd lo ha reso cieco, impedendogli di capire che nessuno si aspetta più nulla dal Pd, ma al contrario è proprio dal M5s che si attende una vera rivoluzione. Per il Movimento è stata più importante la contrapposizione, il vaffanculo al nemico numero uno. Il tutto, di nuovo, sulla pelle di persone in carne ed ossa, sui loro diritti e su quelli dei loro figli. Persone prese in giro e abbandonate, date in pasto alla parte peggiore della società e della politica, come sentiamo e leggiamo ormai tutti i giorni ovunque; una pioggia inaudita di bugie, calunnie, offese e insulti degni della peggiore propaganda razzista del famigerato Ku Klux Klan o degli antisemiti del Terzo Reich.

Un Movimento che non trova niente di meglio da fare se non una ripicca sulle procedure e guarda solo al proprio ombelico, scollato dalla realtà dei fatti quanto e più degli odiati partiti, quale affidabilità può garantire agli italiani?

Già pubblicato qui.



sabato 3 ottobre 2015

Guardate questa faccia


Guardate bene questa faccia.

Guardate bene, perché è la faccia della più lucida, efficace, spiazzante, spudorata campagna di marketing mai pensata e messa in piedi dai cervelli della Chiesa cattolica.

Guardate bene, perché Bergoglio è la più grande, beffarda presa per il culo possibile e immaginabile, un gigantesco specchio per allodole, una trappola nella quale tre quarti di mondo sta cadendo con tutte le scarpe.

Con Bergoglio, in Vaticano s'è aperta un'era nuova: quella dell'immagine, della pubblicità, della chirurgia estetica. Nel più totale vuoto di contenuti veramente "nuovi", e assenza di discontinuità col passato. E con la complicità - determinante - di un sistema dell'informazione e opinione scandaloso, che fa sembrare altissima letteratura e filosofia la peggiore stampa scandalistica.

Con Bergoglio la Chiesa ha accelerato a velocità relativistica, adeguandosi in un colpo solo - dopo millenni di passo da lumaca - alla velocità con cui cambia il mondo, ma mantenendo tutto il basamento di perfidia, cattiveria, razzismo e arroganza su cui poggia da sempre. Un capolavoro.

Se volete vedere il vero Bergoglio, anzi, la vera Chiesa, dovete leggere tra le righe, mettere in relazione dettagli apparentemente marginali e scollegati, fare un lavoro che - in Vaticano lo sanno bene - nessuno ha voglia di fare.

Il vero Bergoglio, per esempio, è quello che in queste ore si accanisce sul sindaco Ignazio Marino (indifendibile per molti altri aspetti) perché ha inaugurato il registro delle Unioni civili a Roma, e quello che va a parlare e benedire l'impiegata comunale che negli Usa si rifiuta di rilasciare licenze matrimoniali per le coppie omosessuali, infrangendo ogni tipo di legge (laica e civile). Quello che definisce "diritto umano" l'obiezione di coscienza. Che è invece un atto di prepotenza con cui un pugno di autentici talebani si mette a posto la coscienza a danno di tutti gli altri.
Quello che dice che "La Chiesa è femmina" ma non sposta una virgola della Dottrina che emargina di fatto le donne.

Prende per il culo tutto il mondo con una sfrontatezza senza precedenti, a questi livelli.

QUELLO, quello è Bergoglio, quella è la sua Chiesa.
Non ci cascate.

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