sabato 4 luglio 2015

E se le donne e i gay si unissero nella battaglia?


Siamo a luglio, fa un caldo boia, i telegiornali ripropongono lo stanco rito dei consigli per l'estate: non uscite nelle ore calde, bevete tanta acqua, mangiate molta frutta fresca, e non indossate abiti provocanti, tipo la minigonna. Magari evitate anche di sculettare, se siete maschi e omosessuali. Va bene, quello sugli abiti e sul movimento del fondoschiena sono consigli che non vengono dai telegiornali, e non hanno a che fare strettamente col termometro e l'igrometro.

Andiamo con ordine: per cominciare, forse quest'anno i consigli sul caldo vanno un po' meno, o almeno, a chi scrive non è ancora capitato di imbattercisi, e questa è una bella notizia. Che con le ovvietà fossimo finalmente arrivati alla... frutta fresca? Sarebbe un bel segno di progresso civile, cosa che scarseggia da queste parti.

No, il biasimo per l'abito succinto ha a che fare con la cronaca. Con la triste vicenda del marinaio che ha violentato una sedicenne nella capitale. Nei pressi di piazzale Clodio, sede del Tribunale ordinario di Roma: un'ingiustizia commessa in un luogo dove le ingiustizie si combattono, o così dovrebbe essere; una beffa, in una città totalmente allo sbando, dove tutto è possibile e consueto, anche l'orrore. Ma questa è un'altra storia.

Dunque, un virile soldato (italiano, purtroppo per gli amanti della retorica xenofoba) che difende l'onor patrio in giro per il mondo, perché a quanto pare era in partenza per una missione internazionale, ha violentato una minorenne, adescandola fingendo di essere un poliziotto. Arrestato, sarà processato, e vedremo come si concluderà - chissà quando - l'iter giudiziario.

Ma intanto è partita la gara dei commenti e, come un fiume in piena, è esplosa l'indignazione pubblica. Tra gli altri, ci si è messa l'onnipresente e onnicommentante Selvaggia Lucarelli. Che si è scagliata - con tutte le ragioni, sia chiaro - sulle truppe commentanti che scorrazzano su Facebook, da quando questo social è nato. Molti di questi (la Lucarelli ha postato uno screenshot a dimostrazione) hanno esibito la loro rozzezza e miseria intellettuale, riesumando l'eterno postulato del maschilismo imperante: «Se l'è andata a cercare». Perché? Perché vestiva - appunto - abiti provocanti, e stava in giro in ora tarda. Niente di nuovo sotto il sole, verrebbe da dire. Lasciamo un attimo da parte questa vicenda, e prendiamone un'altra, che parimenti impazza sui social e nei tg in queste ore.

Un giovane pugliese inseguito e aggredito, proprio menato (dieci giorni di prognosi) da due giovani idioti (ma virili, supponiamo, pure loro). Perché? Perché omosessuale. Intendiamo: omosessuale in maniera vistosa, inequivocabile. Quindi, anche lui «Se l'è andata a cercare». Poteva vestirsi come un camionista, e sputare per terra ogni due passi, si sarebbe evitato questa notorietà involontaria e i punti di sutura.

Naturalmente la prudenza consiglia di aspettare l'esito delle indagini in entrambi i casi; ma intanto, a differenza del primo episodio, qui ci sono le immagini: chiare, inequivocabili. C'è poco da discutere.
Due episodi, tra i tanti, troppi che accadono, che discendono dalle stesse fonti: la misoginia, il sessismo, l'omofobia, il maschilismo. Tutti parenti, e anche stretti. Ma a difendere il ragazzo aggredito in Puglia, non è intervenuta nessuna tuttologa. La violenza omofobica ha un avallante eccellente e non nascosto: Santa Madre Chiesa.

Sempre i soliti anticlericali, dirà chi legge. Allora usciamo per un momento dalla cronaca. Che penseremmo se un documento ecclesiale ufficiale - una ipotetica Lettera Pastorale per la Cura delle Donne e del Posto che devono occupare nel Mondo - mettesse nero su bianco il postulato maschilista di cui sopra? Se dicesse, a un precisato capoverso, qualcosa come: «La doverosa reazione alle ingiustizie commesse contro le donne non può portare in nessun modo all'affermazione che un abbigliamento sconveniente non sia offensivo. Quando tale affermazione viene accolta e di conseguenza l'esibizione del corpo femminile accettata come buona, oppure quando viene introdotta una legislazione civile per proteggere un comportamento al quale nessuno può rivendicare un qualsiasi diritto, né la Chiesa né la società nel suo complesso dovrebbero poi sorprendersi se anche altre opinioni e pratiche distorte guadagnano terreno e se i comportamenti irrazionali e violenti aumentano». Traduzione: se la donna si mette la minigonna, lo stupro se lo va a cercare. Appunto.
Che penseremmo? Tutto il male possibile, si suppone (o si spera).

Ebbene, un documento del genere esiste. Ma non ha a che fare con le donne. Si chiama Lettera ai Vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali. Saltiamo tutta la premessa teologica, consistente come l'aria fritta, e arriviamo subito al paragrafo dieci, quello galeotto. Eccolo, per intero:

«Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei pastori della Chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile. La dignità propria di ogni persona dev'essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni.
Tuttavia, la doverosa reazione alle ingiustizie commesse contro le persone omosessuali non può portare in nessun modo all'affermazione che la condizione omosessuale non sia disordinata. Quando tale affermazione viene accolta e di conseguenza l'attività omosessuale è accettata come buona, oppure quando viene introdotta una legislazione civile per proteggere un comportamento al quale nessuno può rivendicare un qualsiasi diritto, né la Chiesa né la società nel suo complesso dovrebbero poi sorprendersi se anche altre opinioni e pratiche distorte guadagnano terreno e se i comportamenti irrazionali e violenti aumentano». 
Firmato Joseph Ratzinger, papa emerito (all'epoca Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, organo che discende direttamente dal tribunale per l'Inquisizione).

Traduzione: se sei omosessuale ti devi nascondere, sennò ti vengono a cercare i ganzi pugliesi, i nostalgici del duce, la polizia russa, i presidenti africani. E sarà stata colpa tua.
È fin troppo facile condannare la violenza, di qualunque tipo e chiunque ne sia oggetto, donne e omosessuali in questo caso. Non che la Chiesa non si sia mai distinta per la sua misoginia, ma almeno l'ha sempre coperta di pietosa ipocrisia, di retorica sull'importanza del ruolo della donna nel mondo. Si è persino inventata una divinità femminile - Maria - da mettere a fianco della Trinità. Invece, l'odio verso i gay non si è mai preoccupata di nasconderlo. Insomma, persino nel terreno della violenza socialmente "accettata" o proprio istituzionalizzata si fanno figli e figliastri: l'ondata di indignazione pubblica è differente nei due casi, e parecchio. Perché? Come diceva il buon Marzullo, facciamoci la domanda e diamoci una risposta.

Immodestamente, intanto, ci sentiamo di dare un paio di consigli. Il primo a papa Francesco: se davvero ci tiene a restare nella storia come il primo, vero papa "progressista", e non solo oggetto di un'abile operazione di marketing ecclesiale, dentro la quale non c'è nulla di nulla, potrebbe cominciare da un gesto eclatante proprio come questo: stracciare la lettera di Ratzinger. Se Bergoglio, come ha tenuto a precisare, non è nessuno «per giudicare», cestini quel documento, carico di giudizi velenosi, portatore di odio e generatore di violenza.

Poi, sommessamente, una richiesta e una proposta a Selvaggia Lucarelli, perché no: faccia un post anche sull'omofobia cattolica, porti a conoscenza di tutti quell'orribile documento. Che è solo la punta di un iceberg, d'accordo, ma è altamente simbolico e fornisce un formidabile alibi ai violenti.
E, sfruttando la sua popolarità, dia - se ritiene e per quanto può - una smossa al movimento femminista e a quello per i diritti delle persone lgbt: dove vogliamo andare ancora divisi? Siamo tutti sulla stessa barca, amiche e amici, non sarà ora di unire le forze, contro il maschilismo e i suoi figliocci e protettori?

Già pubblicato qui.




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